Da tecnico, prevalentemente responsabile della compliance normativa dell’operato aziendale, a dirigente in prima linea nel contribuire alla definizione della strategia dell’impresa. È l’evoluzione del ruolo del Group General counsel all’interno di Generali, tra i maggiori assicuratori globali, come racconta a TopLegal Antonio Cangerii, dal 2009 al 2012 Group Compliance officer e dal 2012 Group General counsel.
«Il rapporto con il top management e il Consiglio d’Amministrazione – premette Cangeri – è cambiato coerentemente con l’evoluzione in senso manageriale del ruolo del Group General counsel, chiamato oggi ad essere sempre di più un business partner e a intervenire in modo proattivo in tutti gli ambiti di attività dell’impresa nel ruolo di counsel e non solo di supporto legale e di compliance».
« La funzione del General counsel – prosegue – fornisce ai propri clienti interni un servizio a tutto tondo, offrendo soluzioni a problemi complessi che emergono nell’operatività dell’impresa. È un riposizionamento profondo del servizio in termini di efficacia, un nuovo modello rispetto al passato, che trova il proprio baricentro nella soddisfazione del cliente. In questo modo, il Group General counsel possiede quella visione d’insieme che rappresenta il necessario presupposto per fornire una consulenza di alta qualità al top management ».
Cangeri è stato coinvolto nell’ampio progetto di ristrutturazione imposto dal cambio di management di Generali a partire dal 2012, svolgendo un ruolo di supporto alle decisioni strategiche nell’attività di riorganizzazione territoriale e razionalizzazione delle partecipazioni di Generali. Questa attività, congiunta alla gestione di operazioni complesse di governance del Gruppo, gli è valso il premio nella categoria General counsel dell’anno ai Toplegal Corporate Counsel Awards nel 2014.
Cangeri attualmente coordina il global team di circa 600 persone, che operano in larga misura nelle funzioni di General counsel delle società del Gruppo presenti in circa 60 Paesi. In linea con quanto sta avvenendo nei gruppi internazionali, da circa due anni Generali ha ridefinito il modello organizzativo della funzione introducendo linee di riporto diretto tra il Group General counsel e i General counsel delle Business units del Gruppo, rappresentate dai tre principali Paesi (Italia, Francia, Germania), da quattro regioni (Emea, Cee, Asia, Americas) e da alcune specifiche divisioni di business (Investments, Global business lines). Il modello operativo e organizzativo della funzione del Group General counsel è pertanto ispirato ad una logica orientata al cliente: sono stati creati centri di competenza per materia trasversali, il cui compito è quello di far fronte in modo dedicato alle esigenze dei diversi clienti interni e al monitoraggio e governo dei rischi della compliance.
La scelta, in termini organizzativi, è stata quella di avere una struttura interna snella e internazionale, in possesso di un ampio ventaglio di competenze ed in grado di gestire in modo autonomo le principali attività di consulenza legale. Negli ultimi anni, tuttavia, si è registrato un incremento del fabbisogno di consulenza legale esterna dovuto in particolare ai frequenti cambiamenti nell’assetto normativo e regolamentare italiano ed europeo, alla maggiore sofisticatezza dell’operatività e alla nuova governance aziendale tesa al maggiore accentramento della gestione di alcune operazioni di rilevanza strategica presso la capogruppo.
« Come altri gruppi internazionali – precisa Cangeri – anche Generali ha individuato un percorso per superare efficacemente il diverso contesto macroeconomico in cui opera. Generali, in particolare, negli ultimi anni ha modificato la propria strategia focalizzandosi sul business assicurativo e dismettendo attività considerate come non strategiche. Tale circostanza ha visto una centralità del ruolo del Group General counsel in termini di aumentato fabbisogno di consulenza legale, sia nelle operazioni societarie straordinarie di dismissione degli asset non strategici o di riorganizzazione interna, sia per la finalizzazione di accordi distributivi e di partnership con player internazionali ».
In questo ambito, il processo di selezione degli studi legali esterni e di assegnazione dei mandati è stato reso il più possibile strutturato e disciplinato attraverso l’adozione, di concerto con la funzione di Group Procurement, di linee guida di Legal professional services approval.
« Nonostante vi sia una forte spinta verso l’autonomia della funzione con ricorso in misura contenuta a risorse aggiuntive – spiega Cangeri – manteniamo rapporti continuativi con una serie di studi legali esterni. Abbiamo recentemente costituito un albo degli studi legali, sia italiani che stranieri, con cui il Gruppo ha lavorato nel corso del tempo. Tale elenco è suddiviso per aree geografiche e per aree tematiche di competenza. Accanto all’albo, sono stati individuati dei processi che garantiscono un adeguato controllo sui vincoli di budget, ad esempio mediante la conduzione di beauty contest o la stipula di framework agreement a livello globale ».
A monte del processo di selezione c’è una verifica in termini di rispetto della compliance: « Ai consulenti esterni chiediamo il rispetto del nostro codice etico rivolto ai fornitori. Nella valutazione che facciamo degli studi legali entrano infatti in gioco anche temi di tipo reputazionale ».
All’attività preventiva di selezione degli studi, si aggiunge un’attività continuativa di gestione dell’albo. « Riteniamo che, per avere un servizio di qualità, non ci si possa limitare alla sola fase di selezione preventiva degli studi. Abbiamo quindi stabilito anche una procedura che prevede un monitoraggio continuo della qualità delle prestazioni fornite dagli studi legali. Una volta l’anno effettuiamo una valutazione con un sistema molto semplice, ma strutturato, che comprende non solo il rispetto di quanto contenuto nei preventivi, ma anche il raggiungimento di obiettivi di performance in senso ampio. In questo modo siamo in grado di effettuare un assessment complessivo dei nostri fornitori. Se nel corso di questa fase emergono delle criticità, si può valutare la cancellazione dall’albo dello studio in questione ». Un’eventualità che per Generali è funzionale al mantenimento di livelli qualitativi elevati del servizio e che rappresenta di norma l’esito di un processo continuo di valutazione.
«La comunanza di background tra i legali d’azienda e gli studi consente di parlare la stessa lingua. Cerchiamo di effettuare una costante valutazione del consulente esterno in tutte le fasi di un progetto e non solo in termini di qualità del lavoro svolto, ma anche in termini di disponibilità e di attitudine a risolvere velocemente e in modo propositivo le criticità che un’operazione può spesso comportare».
Fermo restando l’obiettivo di ottimizzare i costi, per Cangeri le imprese, di qualunque settore e dimensione, dovrebbero evitare di spingere verso il basso in modo eccessivo le fees.
« Il fenomeno del dumping non porta necessariamente qualità. Il Group General counsel sicuramente deve tutelare gli interessi dell’azienda anche in termini di contenimento dei costi delle consulenze legali, ma ha il dovere primario di garantire la qualità dei servizi ricevuti. Oggi gli studi legali sono molto preparati anche a causa di una competizione serrata. Noi abbiamo sempre trovato da parte dei nostri interlocutori esterni grande disponibilità nel venire incontro alle nostre esigenze. Cercare di comprimere al di sotto di un certa soglia le tariffe implica un trade off tra costi e qualità da valutare attentamente se non si vuole – conclude Cangeri – che il risparmio ottenuto si trasformi presto in un aggravio di costi ».
Questo articolo è stato visionato da Generali prima della pubblicazione.