Uno studio istituzione aperto, che alle rendite di posizione ha preferito la parcellizzazione del potere. È questo il progetto di Tonucci & partners, un’insegna che, dopo aver pioneristicamente e con successo portato avanti il progetto di internazionalizzazione verso l’Est Europa e l’apertura al mercato delle pmi trivenete, ha deciso di passare il Rubicone anche quanto a governance, scegliendo una strada contraria rispetto al percorso di molti altri.
Alla ricerca di nuove strategie per la sopravvivenza e per l’ottimizzazione di marginalità e profit per partner, gli studi sono andati a caccia di nuovi equilibri. E nel bilanciamento di poteri, una delle strategie chiave messe a punto negli ultimi anni è stata la riduzione dell’accesso all’equity per linea verticale, in favore di una campagna lateral combattuta a suon di milioni. La corsa al rainmaker, capace di incrementare i fatturati, è stata una delle carte più giocate dalla maggior parte delle insegne. Ma non da tutte. Tonucci ha optato per un approccio diverso. Dopo aver fatto i conti con l’uscita di senior associate di peso come Francesco d’Amora, responsabile della practice lavoristica che nel 2011 ha fondato Quorum, e Andrea Vernier, responsabile del tax confluito a gennaio 2013 in Miccinesi e associati, ha deciso per un cambio di rotta, scommettendo sulla crescita interna.
Lo studio, che fino all’anno scorso contava undici partner, lo scorso gennaio ne ha promossi ben sei. Un dato eccezionale che non ha precedenti nel mercato italiano degli ultimi anni, considerando che strutture dotate di dimensioni ben maggiori si limitano ormai alla nomina di due o tre equity l’anno. Il dietro le quinte della nuova tornata di promozioni racconta una storia che ha un peso strategico per lo studio: quella di un’insegna in cui si manifesta chiaramente la volontà di decentralizzare il potere.
L’ampliamento dell’equity per linea verticale non solo allarga il vertice della piramide associativa, ma favorisce anche un passaggio generazionale che si presenta ostico in uno studio come Tonucci, fortemente legato alle sorti del socio fondatore. È lo stesso Mario Tonucci a dichiarare a TopLegal quest’intenzione: « Quando è stato creato lo studio, si è deciso di dargli il nome di chi in quel momento aveva la maggiore visibilità. Ma oggi “ Tonucci” è diventato un puro brand, tanto che lo stesso statuto consente l’utilizzo del nome al di là della mia presenza. E questa è già una forma di spersonalizzazione ».
Oltre alla spersonalizzazione, lo studio sta puntando a diventare appetibile su uno dei fronti che da sempre rappresenta una delle maggiori attrattive per i giovani talenti: la convinzione che, una volta superato il percorso di crescita interna, ad attenderli ci sia la poltrona di soci equity. « La professione legale sta cambiando», commenta Tonucci. E continua: « In un momento di crisi sarebbe facile cercare di conservare i propri privilegi a scapito dei giovani, ma l’avvocatura non è più una professione che consente rendite di posizione. Bisogna tenersi stretti i giovani talenti ».
Creare squadre coese modulando la crescita dal basso, però, da solo non basta. Lo studio, infatti, se da un lato ha promosso sei equity, nello stesso mese di gennaio ha attratto un professionista dall’esterno: si tratta di Carmine Bruno, già socio di Ashurst, entrato a rafforzare il dipartimento di real estate presso la sede di Roma. Una scelta apparentemente in controtendenza rispetto al trend degli ultimi anni, che ha visto il settore immobiliare in sofferenza nel Belpaese. Ma Tonucci vuole puntare non solo sulle aree dove c’è certezza assoluta: « bisogna misurasi col mercato, vedendo possibili sviluppi ». E lo sviluppo del real estate per l’insegna è propedeutico e di supporto a un business già consolidato, il diritto dello sport, che a breve dovrebbe essere movimentato dalla necessità di realizzare nuovi stadi. Tra i clienti dello studio, infatti, figurano la AS Roma, ma anche la Lega di serie B e il Cagliari calcio, che in passato Tonucci aveva già affiancato nell’acquisizione del terreno di Santa Caterina a Elmas, in Sardegna, dove la società intendeva costruire il nuovo stadio.
La strategia dello studio sembra snodarsi su un duplice binario: da un lato punta a consolidare e a non perdere posizione sui terreni più familiari e dall’altro si mostra pronto a sondare nuove strade. L’obiettivo del consolidamento emerge chiaramente dall’analisi dell’ultima tornata di nomine. A essere promossi per la sede di Roma sono stati: Cristina Mazzamauro, in Tonucci dal 1998, che coordina il dipartimento di diritto del lavoro; Gianluca Cambareri, in Tonucci dal 2000, attivo principalmente nei settori corporate ed m& a e responsabile del dipartimento di diritto sportivo; Piergiorgio Della Porta Rodiani, in Tonucci dal 1999, uno dei responsabili del dipartimento litigation; Andrea Marchetti, che si dedica prevalentemente all’international corporate e finance; Pietro Rossi, in Tonucci dal 2008, è attivo principalmente nel banking and insurance. Mentre nella sede padovana è scattata la promozione per Pasquale Silvestro, in Tonucci dal 2003, che guida il dipartimento energy e opera anche presso la sede di Bucarest.
Promuovendo cinque soci romani, Tonucci sembra affermare chiaramente di non voler rinunciare alla dimensione romanocentrica, in cui tante altre realtà legali faticano a trovare uno spazio. È proprio questa dimensione che negli anni Novanta lo portò ad essere protagonista nelle grandi privatizzazioni del momento: Stet, Ina, Mediocredito, Enav e Banco di Sicilia. Una carta che oggi lo studio intende rilanciare, tanto da aver partecipato al beauty contest per la privatizzazione di Poste Italiane.
D’altra parte, però, la dimensione romana è troppo stretta ormai: bisogna spingersi oltreconfine per allargare il business. E Tonucci, meglio di altri, ha capito che l’Est Europa poteva rappresentare la chiave per un’internazionalizzazione di successo. Da anni, infatti, ha avviato una particolare attività d’internazionalizzazione, che punta alle economie emergenti dell’Est, trascurando piazze più prestigiose come quelle di New York e Parigi, dove inizialmente era stata creata una sede, chiusa dopo il passaggio del socio responsabile, Fabrizio Romano, a Macchi di Cellere Gangemi. Mentre l’operatività negli Stati Uniti e in Europa Occidentale, dal 2006 è legata alla collaborazione con il colosso Usa Mayer Brown, con cui lo studio, anno dopo anno, sta rafforzando i legami, senza però arrivare a una fusione, nell’Est Europa Tonucci ha scelto di avere una presenza diretta, tanto da essere riconosciuto oggi – secondo quanto rilevato nel corso della ricerca sul Triveneto condotta dal Centro Studi TopLegal – come « un interlocutore diretto ».
Fin dagli anni Novanta lo studio è approdato in Albania. Seguendo anche lì le privatizzazioni più rilevanti nei settori dell’energia e delle telecomunicazioni e arrivando a stabilire legami talmente saldi con le istituzioni pubbliche da garantirgli, dopo i giorni dell’anarchia del 1997, di contribuire alla stesura della Costituzione albanese. L’esperimento albanese è stato replicato in Romania nel 2000. Quando, dopo aver prestato assistenza legale per la nascita della prima associazione di imprenditori italiani in Romania, oggi Confindustria Romania, ha deciso di essere presente stabilmente sul territorio puntando sulle rinnovabili, settore che rappresenta il 60% delle attività svolte dalla sede di Bucarest. Una scelta che lo studio continua a sostenere con il potenziamento degli uffici di Padova come avamposto strategico e ponte verso l’Est. In questo senso, la promozione di Pasquale Silvestro, responsabile dell’energy e coordinatore delle attività dello studio a Bucarest, sembra l’ennesima spinta in questa direzione.
Ma Padova è funzionale anche per un’altra ragione: è roccaforte dell’attività dello studio rivolta alle pmi. « Oggi è difficile fare grandi margini sulle operazioni straordinarie. Quelle servono solo come cassa di risonanza per far girare il nome dello studio e come vetrina, mentre buona parte dei fatturati si gioca sulla consulenza alle pmi », commenta Tonucci.
Al di là della lettura trasversale di queste nomine che sembrerebbe, quindi, far emergere la volontà di consolidare il business sull’asse Roma-Padova, lo studio sottolinea che gli sforzi sono più che mai orientati sulla crescita dell’ufficio di Milano, guidato dal managing partner Annalisa Pescatori, dove, sempre secondo lo studio, vi sarebbero enormi potenzialità offerte dal mercato. Secondo Tonucci occorre investire ulteriormente in risorse umane per vedersi riconosciuto un ruolo di primo livello nella realtà professionale milanese. Il progetto di Tonucci e dei suoi soci prevede un’intensa attività di marketing ed un’integrazione con altre realtà qualificate presenti sul territorio. « Negli ultimi anni su Milano non abbiamo lesinato risorse per rafforzare il nostro banking, cercando di andare in controtendenza rispetto ai nostri competitors che si disimpegnavano nel settore. Ora è il momento di far valere tutte le nostre reali expertise e, per farle apprezzare di più dal mercato, puntiamo, entro fine giugno, a raddoppiare la visibilità, tentando di inserire nuovi avvocati di valore e di dar vita a mini fusioni con affermate boutique ».
Superato il Rubicone, la marcia non si arresta. E i prossimi passi in agenda potrebbero essere tanti. Fusioni con piccole boutique e apertura di nuove sedi sono i più imminenti a detta del name partner, che – sempre pronto a provocare il mercato – non si sottrae a ipotesi futuriste. Fino a immaginare per l’insegna anche un destino da studio su strada.
Articolo pubblicato in TopLegal marzo 2014.
TAGS
SLA Ashurst, Macchi di Cellere Gangemi, Miccinesi Tax Legal Corporate, Quorum, Tonucci MarioTonucci, CarmineBruno, PietroRossi, AnnalisaPescatori, Francescod’Amora, AndreaVernier, CristinaMazzamauro, PasqualeSilvestro, AndreaMarchetti, PiergiorgioDella Porta Rodiani, GianlucaCambareri, FabrizioRomano AS Roma