Dagli studi

Un socio di capitali per Doria

Lo studio bresciano cambia pelle e diventa una Srl tra avvocati con un socio di capitale al proprio interno

14-05-2019

Un socio di capitali per Doria



Lo studio legale bresciano Doria Taffelli muta pelle e accoglie un socio di capitali. L’insegna a marzo 2019 si è infatti trasformata in una società tra avvocati in forma di Srl, denominata Doria. Giuliamaria Taffelli resta però nello studio in qualità di general counsel. 

La novità più dirompente è però l’ingresso del socio di capitale Anna Strada, imprenditrice bresciana che oggi detiene il 10% dello studio. Strada, che appunto non è avvocato, ha assunto la carica di managing director e — oltre a sedere all’assemblea dei soci — si occupa dell’ordinaria amministrazione dello studio. Al socio di capitale, infatti, sono state affidate tutte le questioni economico-finanziarie e quelle relative alla crescita dello studio. Strada, invece, rimane completamente estranea alle pratiche legali.

Come è nata l’idea di far entrare in studio un socio di capitali? Guido Doria (in foto), name partner dello studio, ha spiegato a TopLegal che ha preso l’ispirazione dall’estero, in particolare dal mercato legale inglese e americano. «In questi Paesi — rivela Doria — è normale che un socio di capitale faccia il suo ingresso negli studi legali. Qui in Italia mancava lo sbocco normativo, ma dal 1 gennaio 2018 è entrato in vigore l’art. 4 bis della legge 247/2012 che consente tale possibilità e ne abbiamo approfittato». 

Nonostante i cambiamenti normativi, l’ingresso di un socio di capitale non ha però rappresentato in questi mesi una scelta diffusa. Per Doria la scelta è dipesa da una considerazione strategica legata agli scenari competitivi futuri in cui capitali e informatica rappresenteranno elementi imprescindibili. «L’obiettivo perseguito dallo studio - prosegue Guido Doria - è l’innovazione. Ma per trovare e applicare strumenti informatici innovativi, e per aprirsi maggiormente verso i mercati finanziari internazionali, servono ingenti capitali». Di fronte a un mercato legale sempre più competitivo, Doria ha voluto tenere il passo dei grandi studi full-service senza dover attendere tempi lunghi. Per farlo ha puntato su un rilevante piano di investimenti attuato grazie a risorse esterne. «Se dovessi aspettare di guadagnare con la professione i capitali che mi servono per la gestione innovativa dello studio, dovrei attendere altri 5/10 anni. Con il socio di capitale, invece, ho ottenuto in poco tempo denaro da poter investire nell’attività per accelerarne la crescita». 

Al momento, non è semplice sapere se lo studio Doria sia il primo in Italia ad avere al proprio interno un socio di capitali. Questo perché gli ordini professionali d’Italia non prevedono un obbligo dichiarativo in merito a tale aspetto. Tuttavia, si tratta quanto meno di una scelta poco battuta sul suolo italiano. Una spiegazione plausibile risiede nel timore di incappare in conflitti di interesse e problemi deontologici. «Per cercare di ovviare a tali problemi – spiega Doria — ho disposto che il socio di capitale non possa essere in alcun caso cliente dello studio e non possa interferire o discutere la gestione delle singole pratiche».

In occasione di questo ingresso, Doria ha riorganizzato la propria struttura oggi composta da 15 professionisti, di cui 3 soci (tra cui appunto il socio di capitale). Per fine anno, lo studio conta di crescere sino a 20 professionisti e 4 soci. Alle sedi tradizionali di Milano e Brescia si aggiunge quella di Londra, operativa da gennaio 2019. 

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Doria GuidoDoria, GiuliamariaTaffelli, AnnaStrada


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