Venti minuti. Tanto è durata la partner review durante la quale Paolo Criscione, national managing partner di Lovells in Italia, si è sentito dire dagli emissari del quartier generale londinese che i suoi servigi non erano più ritenuti necessari.
Secondo quanto abbiamo potuto apprendere da colloqui informali con fonti informate dei fatti e di cui si darà ampio conto sul numero di novembre di TopLegal, il siluramento di Criscione sarebbe l’esito finale di una battaglia di potere interna al ramo italiano della law firm.
È vero, Lovells negli ultimi mesi ha portato a compimento un’ampia opera di ristrutturazione a livello globale, resa indispensabile dall’andamento underperforming di molti uffici. In questo quadro circa 30 avvocati sono stati invitati a togliere il disturbo.
Ma non è il caso di Criscione. Gli uffici italiani di Lovells, dal 2000 a oggi, hanno visto crescere il proprio giro d’affari a due cifre. In questo caso, invece, il «dimissionamento» è stato determinato da una segnalazione, partita dai partner italiani e indirizzata al quartier generale londinese, in cui si esprimevano perplessità sulle attitudini manageriali e professionali del managing partner.
Con l’uscita di scena di Criscione Lovells in Italia diventerà più inglese. L’incarico, che era dell’avvocato milanese, è stato assegnato a Leah Dunlop, avvocato gallese e plateau partner dello studio, da sempre punto di riferimento della sede romana della law firm.
L’avvocato Dunlop, però, sostiene che il divorzio sia stato «consensuale» e precisa che: «La mia nomina non è stata imposta da Londra, bensì ratificata dopo che i soci italiani hanno voluto fare il mio nome. Non c’è nessun processo di inglesizzazione in corso».
E sulle circostanze che hanno portato all’allontanamento del fondatore di Lovells Italia aggiunge: «Paolo ha fatto una scelta di vita. La sua famiglia vive in toscana e lui ha deciso di raggiungerla per stare vicino ai suoi cari».
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