Un cinese per l'Inter

UNO STADIO CON JACKIE CHAN

03-08-2012

UNO STADIO CON JACKIE CHAN

L'Inter del domani parlerà mandarino. Ma non è ancora chiaro quale mandarino. La sola cosa ufficiale, garantita, certificata, rilanciata e ripubblicata, è che non sarà il mandarino della China Railways Construction Corp. (Crcc). La quale ha smentito assolutamente di essere pronta a indossare la maglia nerazzurra. E nemmeno di pensare a sedere in panchina. 

La smentita gialla (o il giallo della smentita) è arrivata dopo che, ieri, l’intera stampa nazionale e a seguire quella internazionale avevano ripreso i particolari del deal, compreso, ovviamente, che il colosso asiatico delle costruzioni avesse un accordo con Massimo Moratti, presidente e patron di un’Inter a secco di denaro, non solo per la costruzione del nuovo stadio, bensì anche per l’ingresso nel capitale della società sportiva.

Il colosso asiatico delle costruzioni è quotato in Borsa e, quel che più conta, è emanazione del Governo della Repubblica popolare cinese (Paese che sotterra i treni per negare che i deragliamenti finiscano sulla stampa). Ebbene, gli strateghi della comunicazione di Crcc hanno emesso una nota ufficiale durissima. «La società - si legge - le sue controllate e quelle delle quali detiene quote societarie non hanno mai intessuto rapporti e negoziazioni con l'Inter per l'acquisto di quote azionarie». Nel comunicato, poi, si precisa che la controllata dalla Crcc, la China Railway 15th Bureau Group, avrebbe avuto sì colloqui con il club nerazzurro, ma solo per la costruzione di un nuovo stadio a San Donato.

La dura smentita forse si può spiegare col fatto che Crcc, essendo quotata, abbia temuto l’intervento della Consob cinese poiché l’ingresso nell’Inter è una evidente notizia price sensitive. Oppure, forse la tesi è quella riportata stamattina da un editoriale molto critico del China Daily, il più diffuso quotidiano in lingua inglese. «La proprietà parziale di una squadra di calcio italiana non dovrebbe essere un obiettivo per gli investimenti di un'impresa di costruzioni come la Crcc. Il governo - osserva China Daily - impone alle imprese statali di espandersi all'estero rispettando il proprio core business». 


In ogni caso, va preso atto. La China Railways  Construction Corp. non è né mai sarà direttamente, indirettamente e nemmeno, vedi caso, attraverso società “conoscenti”, un azionista dell’Inter. Di conseguenza, oggi la rettifica ha ripercorso, al contrario, il tragitto della notizia precedente. Nuotando faticosamente controcorrente, ma ottenendo l’aggiustamento del tiro (prestigiosi quotidiani italiani hanno addirittura modificato le versioni online, ma nulla hanno potuto sui Google alert).  

La sola a non essere stata smentita è stata l’Inter. Che sempre si è guardata dal fare il nome di Crcc. Moratti, sia nelle note ufficiali sia nelle dichiarazioni, ha sempre parlato di «gruppo di investitori». Evidentemente, per ora ha ben chiaro solamente chi “non sia” l’investitore cui si appresta a vendere il 15% della sua squadra.

Dunque, i cinesi con cui Moratti ha trattato negli ultimi due mesi, progettato il futuro nerazzurro, immaginato uno stadio che segnerà una storia alternativa a quella del Giuseppe Meazza, resteranno indifferenti al capitale dell’Inter (mai come in questo caso, protetti da Chinese wall) limitandosi a martello e scalpello. Nel frattempo, lui, Moratti, avrà il modo di rendere pubblica l’identità dei suoi investitori.

Avrà l’imbarazzo della scelta. Dicono che sia un amante dei ristoranti cinesi. Qualcuno suggerisce anche che da sempre apprezzi i film con Jackie Chan. Anche se, per quest’ultimo, occorre risolvere un problema tecnico: nei film di Chan, di solito, non sono previste controfigure.



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