Un totale di 12 miliardi di euro entro il 2020: questa la cifra che il governo ha messo sul piatto nella bozza del decreto V Conto Energia presentato mercoledì. Il ministro per lo sviluppo economico Corrado Passera e all'ambiente Corrado Clini hanno, infatti, previsto 3 miliardi di euro di incentivi, oltre i 9 già esistenti. Una cifra da suddividere tra gli impianti fotovoltaici (6,5 miliardi) e le altre rinnovabili (5,5 miliardi). In realtà, però, gli incentivi per i nuovi impianti saranno pari solo a 500 milioni, in quanto 6 miliardi sono stanziati per quelli già esistenti.
TopLegal ha intervistato il partner di Orrick Marco Nicolini (in foto), esperto in Energy.
Cosa pensa del testo presentato dal governo?
Il testo del quinto conto energia presentato ieri dal MSE conferma il trend di riduzione complessiva degli incentivi al settore fotovoltaico. Per dare un’idea concreta, secondo le prime stime (Staffetta Quotidiana), si evidenzia una riduzione della remunerazione omnicomprensiva compresa tra il 31,7% per gli impianti a terra da 1 MW e il 36% per quelli da 200 kW su edifici.
Le ragioni emergono evidenti dalle premesse del decreto: diminuzione del costo della tecnologia (e dunque vicinanza alla grid parity), accentuata crescita degli oneri aggiuntivi derivanti dalla natura non programmabile della fonte solare (ad es. oneri di sbilanciamento), ed eccessivo consumo del territorio agricolo.
La linea direttrice si può dunque rinvenire nella preferenza agli impianti di taglia ridotta installati su edifici (di efficienza energetica pari alla classe D o superiore - requisito, questo di non scarsa importanza atteso che la maggior parte del patrimonio edilizio italiano è di classe G) a scapito degli impianti a terra (già oggetto dei limiti posti dall’art. 65 del decreto liberalizzazioni).
Cosa c'è da attendersi per i prossimi mesi?
Il quinto conto energia non si applicherà immediatamente, ma solo a seguito del superamento della soglia di sei miliardi di euro di incentivi (a fine marzo 2012 si era a 5,6 miliardi).
Dal punto di vista pratico (anche in funzione della bancabilità delle iniziative), una delle principali novità è che l’accesso alle tariffe incentivanti sarà subordinato all’iscrizione nel registro del GSE (con la sola esclusione degli impianti sino a 10 kW) in posizione tale da rientrare nei limiti di costo (più restrittivi che in precedenza). I criteri di priorità per la formazione della graduatoria sono basati essenzialmente sulla tipologia impiantistica ed il luogo di installazione (impianti su edifici preferiti agli impianti a terra, impianti su siti contaminati e discariche preferiti ad impianti su aree agricole, etc.).
Quid per le iniziative (per la maggior parte, impianti a terra) in corso di realizzazione?
Il quinto conto energia introduce una norma di salvezza. La data di entrata in esercizio degli impianti non è infatti - di norma - un criterio discretivo ai fini della graduatoria del registro del GSE. È dunque stata introdotta una eccezione per gli impianti che siano in “avanzata fase di realizzazione”; questi, infatti, limitatamente al primo registro, “scavalcheranno” tutti gli altri impianti sulla base proprio della precedenza nell’entrata in esercizio. Prevedibile dunque l’ennesima “corsa alla connessione”, a causa dell’effetto combinato dell’art. 65 del decreto liberalizzazioni e del quinto conto energia.
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