VIA DALLA LIBIA, LA TESTIMONIANZA DI PAOLO GRECO

Il fondatore di P&A Legal, unico studio italiano autorizzato a operare nel Paese, racconta la situazione e delinea i rischi che le imprese stanno correndo

23-02-2011

VIA DALLA LIBIA, LA TESTIMONIANZA DI PAOLO GRECO

«Al momento è tutto bloccato e non sappiamo prevedere le conseguenze che avrà la rivolta libica nei progetti che coinvolgono le imprese italiane». A Parlare è Paolo Greco fondatore, assieme a Lorenzo Ascanio, di P&A Legal, unica boutique italiana finora autorizzata a esercitare in Libia, punto di riferimento di operatori come Italcementi, Bonatti, Impregilo, Sirti, Unicredit e Tecnimont. I progetti a cui si riferisce sono una vera e propria miniera d'oro, il cui valore è stimabile in oltre 4 miliardi di euro. Greco ha appena rimesso piede in Italia, dopo una rocambolesca corsa, via da Tripoli.
Questi giorni di grande tensione lasciano a bocca aperta gli stessi legali che da anni operano in Nord Africa (Tunisia ed Egitto inclusi). «Della protesta sapevamo da giorni, perché era stata annunciata, ma non ci aspettavamo che  sarebbe degenerata, anche perché il popolo libico è sempre stato pacifico» afferma l'avvocato. «Il fatto che si sia cominciato a sparare ha scaldato gli animi. Il leader Gheddafi ha sostenuto che i mercenari erano stati assoldati dai contestatori. Ma molti nodi rimangono ancora da sciogliere».

Quel che è certo è che avete dovuto chiudere tutte le attività. Come si sono svolte queste giornate? Come comunicavate?
Già dallo scorso fine settimana comunicavamo con i nostri clienti, via telefono o via mail, chiedendo loro di lasciare il Paese e scrivere lettere in cui dichiaravano la cessazione delle attività per cause di forza maggiore. Non nascondo che alcuni consideravano esagerati i nostri timori. Non riuscivano a credere alle nostre intuizioni. Negli ultimi giorni, invece, l'unico modo di comunicare era Skype, perché i telefoni non andavano e nemmeno le mail. Stranamente Skype funzionava. Da un certo punto di vista è stata la nostra salvezza per contattare l'ambasciata, dare e ricevere notizie.

A parte sloggiare, che altre misure avete consigliato ai vostri clienti?
Li abbiamo invitati a scrivere una lettera di forza maggiore. Chi è assicurato dai rischi politici può chiedere un premio per il danno emergente e per il lucro cessante. Consideri che stavamo parlando dell'autostrada e della costruzione di due torri (con Impregilo, ndr). Tutto fermo.

Nell'ipotesi che per le condizioni politiche si blocchino definitivamente i progetti in atto nel Paese, le imprese che possibilità avranno di rivalersi?
Innanzitutto esiste un trattato per la protezione degli investimenti, ratificato nel 2004 tra Italia e Libia. Inoltre, teoricamente per il diritto internazionale, se a un sistema politico ne dovesse subentrare uno diverso, lo stato sarebbe tenuto a rispettare gli accordi pregressi. Anche se il cambio non è mai pacifico.

Dei legali libici nel suo staff avete notizie?
Purtroppo no, da un paio di giorni. Sappiamo che sono in salvo e speriamo che rimangano a casa.

Lei ha preso l'ultimo aereo di ieri sera, come si presentava la zona?
Decine di migliaia di persone fuori dall'aeroporto cercano riparo, sperando di non essere linciate. Per questo è difficilissimo entrare nella zona aeroportuale. Partire è stata un'odissea. Anche se Alitalia e Farnesina hanno messo a disposizione due voli speciali.

Quanti italiani sono ancora in Libia?
C'è da dire che il censimento degli italiani in Libia non è veritiero. L'ambasciata ne conta 1.500, ma sono il triplo. L'errore è dato da una cattiva abitudine italiana, di non dare le proprie coordinate all'ambasciata, quando si è all'estero. In casi come questo fa la differenza. Comunque l'88% degli italiani sono stati rimpatriati. Oggi rientrano gli ultimi rimasti. Le società hanno tenuto solo poche persone a presidio di cantieri e aziende.

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P&A Legal PaoloGreco, LorenzoAscanio Impregilo, Italcementi, Maire Tecnimont, Sirti, Unicredit, Bonatti, Sistemi Tecnologici


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