La crisi finanziaria del 2008, i vincoli imposti da Basilea 3, la stretta ai rubinetti creditizi e la conseguente disintermediazione bancaria, attraverso uno spostamento senza precedenti della raccolta di debito dalle banche al mercato. Sono tutti ingredienti che hanno contribuito a ridelineare i contorni del settore banking & finance in Italia, così come del lavoro dei consulenti specializzati. E, a giudicare dai venti soffiati a partire dal 2012, il vantaggio competitivo degli studi internazionali nel settore appare netto.
A fornire un primo indicatore importante in merito è l’analisi dei passaggi più significativi avvenuti nel mercato italiano. A partire dal 1° gennaio 2012, tutti i cambiamenti più rilevanti nella scacchiera del banking & finance tricolore se li sono giocati gli studi internazionali, fatta eccezione per il lateral messo a segno da Gattai Minoli, che in settembre si è assicurato l’ingresso in studio da Latham & Watkins di Riccardo Agostinelli.
Prima di Agostinelli, bisogna arrivare al 2009 per rintracciare uno spostamento di peso da un internazionale a un nazionale, quando Maura Magioncalda lascia Ashurst per entrare in Pedersoli, dove tutt’oggi si occupa di restructuring finance. Ma lo spostamento di Agostinelli e Magioncalda rappresentano l’eccezione che conferma la regola: le insegne italiane sembrano rimaste ai margini della partita in cui si gioca la fortuna di studi e professionisti del settore.
I precedenti
Ultimo italiano in ordine temporale a patire un’uscita nel settore è d’Urso Gatti e Bianchi, che in ottobre perde Giancarlo Castorino, entrato in King & Wood Mallesons Sj Berwin con un team di quattro professionisti. Guardando invece ai lateral di peso nel triennio in esame, tra i protagonisti Dla Piper, che si assicura Francesco Novelli, uscito da Grimaldi, nonché Michael Bosco, proveniente da Shearman & Sterling. Mentre Shearman mette a segno il passaggio di Valerio Fontanesi, che torna in un’insegna internazionale (aveva già militato in Dewey & LeBoeuf), dopo una brevissima parentesi nell’italiano Grimaldi; Linklaters aggiunge alle sue fila Alessandro Villani, proveniente da Gianni Origoni Grippo Cappelli & partners.
Il trend di netta prevalenza di passaggi di peso in favore di studi internazionali, anche se recentemente è diventato più incalzante, affonda le radici in un passato ben più lontano. Tra i primi lateral di peso storici, vi è l’esperto di project finance Franco Vigliano, che esce da Chiomenti per approdare in Allen & Overy nel 2001. Solo per citare alcuni esempi successivi, Andrea Arosio e Dario Longo, dopo essere approdati in Pedersoli da Allen & Overy, nel 2007 ritornano in una law firm magic circle fondando la squadra italiana di Linklaters, a cui dopo brevissimo si aggiunge Claudia Parzani, proveniente da Cba. E, sempre nel 2007, Andrea Novarese non ha paura di lasciare il consolidato team di Bonelli Erede Pappalardo per confluire nell’allora neocostituto Latham & Watkins, sotto la guida di Michael Immordino, il quale nel 2011 lascerà l’insegna statunitense in favore di un altro americano, il ricostituito ufficio italiano di White & Case. Mentre Immordino e Bosco hanno fatto un passaggio tutto internazionale tra studi di matrice statunitense, altri due pesi del mercato si sono mossi, invece, nell’ambito di insegne britanniche: Davide Mencacci si sposta da Allen & Overy a Linklaters, e Marco Franzini da Simmons & Simmons a Eversheds.
Nuovi spazi: minibond e high yield
A tirar le somme, si può dire che – nonostante ci sia stato un breve periodo in cui alcune boutique italiane (Mbl, Pedersoli, d’Urso Gatti e Bianchi) hanno tentato di posizionarsi sul banking & finance – da quando le insegne internazionali hanno fatto la loro comparsa in Italia, sono diventate sempre di più la destinazione prediletta dei principali protagonisti del settore. Il motivo sembra essere abbastanza semplice: i clienti finanziari prescelgono studi che rispecchino le loro prassi e parlino la loro stessa lingua. E, come noto, l’hub finanziario europeo è Londra. Non stupisce, quindi, la fortuna avuta dagli studi inglesi e dagli americani come advisor delle banche.
Tuttavia, oggi la predilezione per gli studi internazionali appare più netta. A dispetto di un settore come il banking & finance che più di altri ha subito le pressioni di un mercato italiano in crisi, le law firm estere, anziché mollare la presa, sono riuscite a cavalcare al meglio la nuova congiuntura, diventando consulenti non soltanto delle banche, ma anche delle società tradizionalmente affiancate dalle insegne italiane.
La ragione è sempre la stessa: l’offerta messa in campo dagli internazionali risponde meglio alle esigenze di una domanda sempre più selettiva. Le operazioni di finanziamento di maggiore rilevanza sono, salvo poche eccezioni, rette dal diritto inglese, al fine di facilitare la sindacazione sul mercato internazionale. Va di conseguenza, quindi, un vantaggio competitivo degli studi internazionali su questo tipo di operazioni. Inoltre, con l’affacciarsi sul mercato italiano di soggetti non bancari (fondi e assicurazioni) attivi nel mercato high yield (alto rischio in cambio di alto rendimento) e regolato dalla legge americana, il vantaggio competitivo delle law firm statunitensi è diventato a doppia cifra. A fare la parte da leone sugli high yield sono Latham & Watkins, Shearman & Sterling e White & Case. A Shearman va anche il primato di aver seguito nel 2014 il primo collocamento di obbligazioni high yield da parte di una società cooperativa, la Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna.
Sarebbe sbagliato, però, pensare che il mercato del debito si esaurisca negli high yield. Così come sarebbe erroneo dire che gli studi internazionali siano presenti esclusivamente in questo settore. Inglesi e americani, infatti, hanno fatto incursione anche in altri fronti caldi del nuovo mercato del banking & finance italiano. La torta italiana dei buyback di debito è stata spartita tra Allen & Overy, Clifford Chance e l’italiano Riolo Calderaro Crisostomo, che essendo nato da uno spin off di Clifford Chance porta nei geni un approccio internazionale. Mentre Linklaters è riuscito ad agganciarsi sul redditizio fronte del restructuring finance. Ashurst da parte sua ha affiancato 2i Rete Gas in uno dei più grandi rifinanziamenti ibridi – effettuati con una combinazione di debito bancario e ricorso al mercato dei capitali – sul mercato italiano, che ha rappresentato anche il primo bond nel settore della distribuzione del gas emesso da una società non quotata.
Rimanendo in tema di società non quotate, è sempre uno studio internazionale, Orrick, che meglio di tutti ha sfruttato le possibilità offerte dal Decreto Crescita che, agendo sulla leva fiscale, ha creato di fatto un nuovo mercato dei capitali nella forma dei minibond, obbligazioni delle società non presenti sul listino di Borsa italiana. E la fortuna di Orrick, così come degli altri studi internazionali che sono riusciti a mettere un piede in questo nuovo mercato, potrebbe aumentare se si rivelasse concreta la proposta avanzata dal ministro Pier Carlo Padoan di creare un mercato europeo dei minibond. Mentre la fortuna degli internazionali sembra destinata a crescere, non stupirebbe se quella degli indipendenti, di norma in sofferenza nelle operazioni cross border, dovesse continuare a diminuire.
In questo senso, risulta interessante la mossa messa a segno dalla boutique Giliberti Pappalettera Triscornia, che ha cercato una best friendship con Weil Gotshal & Manges, insegna americana specializzata nel banking e restructuring. Una mossa che potrebbe tracciare una nuova strada per gli italiani: se è difficile rimanere sul mercato come fornitori diretti del servizio, si potrebbero cercare margini di profitto facendo da intermediari tra clienti e advisor esteri. Così, lo studio italiano diventerebbe una sorta di cinghia di trasmissione, o subfornitore di servizi a minor tasso di complessità, tra il cliente italico e quegli studi esteri non dotati di una sede nel Belpaese.
Ennesimo indicatore che, nella partita del banking & finance, il risultato appare ormai scritto. E sembrano destinati a vincere gli studi internazionali.
Banking & Finance