Telecom Italia

Un’alleanza per la trasformazione digitale

La direzione legale del gigante telco è per il 90% autonoma. Ma chiede agli studi di aiutarla nel creare un ecosistema innovativo e virtuoso

21-04-2020

Un’alleanza per la trasformazione digitale

 

A gennaio 2017 Agostino Nuzzolo (in foto) ha assunto la carica di general counsel di Telecom Italia e da allora si è aperto un triennio di grandi sfide. Basti pensare che, in contemporanea al ruolo di responsabile degli affari legali, Nuzzolo ha dovuto assumere una molteplicità di funzioni: segretario del Cda; responsabile dell’area tax e responsabile Hr per un trimestre (gestendo una serrata trattativa con i sindacati per ristrutturazione aziendale). Ciò a riprova di un’evoluzione del ruolo del general counsel, che non è soltanto una finestra di dialogo tra lo studio legale e la dirigenza dell’azienda, bensì assume un ruolo sempre più strategico.

Ed è infatti grazie al supporto della direzione legale guidata da Nuzzolo che Tim ha risolto la serrata proxy fight dei fondi attivisti Vivendi ed Elliot, vicenda complessa che ha coinvolto anche il governo italiano in tema golden power. Nel frattempo, la società ha portato avanti rilevanti progetti di sviluppo quali la nascita della più grande towerco italiana, Inwit; la vendita con Gedi di Persidera a F2i ed Ei Towers; la stipula di accordi strategici con Google, Sky, Santander Bank e il progetto in cantiere di fusione con Open Fiber.

Nonostante questi molteplici dossier sul tavolo la direzione legale, che conta circa 150 professionisti, è al 90% autonoma. Come può uno studio legale proporre una consulenza competitiva in un contesto di questo tipo? Abbandonando i modelli operativi del passato e investendo in servizi innovativi. Secondo Nuzzolo, infatti, nell’offerta degli avvocati è rimasto tutto molto tradizionale: l’e-mail ha sostituito la lettera in carta intestata, ma il contenuto è rimasto lo stesso. Al contrario, bisogna lavorare sul progresso digitale (per esempio nelle due diligence) e sulla chiarezza e trasparenza dell’ingaggio e del mandato. L’attesa è che dai consulenti esterni arrivi una spinta significativa per la trasformazione tecnologica del mondo legale. Senza dimenticare il fattore fiducia, ancora la leva più potente quando si deve assegnare il mandato su delicate operazioni straordinarie.

Come è strutturata la direzione legale di Tim e qual è il sistema di riporti?
Negli ultimi tre anni, che coincidono con il periodo di mia permanenza presso la società e durante il quale si sono verificati ripetuti cambi al vertice, la direzione legale ha subito vari cambiamenti del perimetro organizzativo e di responsabilità. L’organizzazione prevede oggi una suddivisione per aree tematiche (corporate e tax) e in parte per processo/cliente interno (sales, media e digital solutions, wholesale e technology, procurement, real estate e territorio). Questa seconda tipologia organizzativa ha superato il vecchio schema basato sulle fasi dell’attività legale, ovvero – supporto alle operation, da un lato, e contenzioso, dall’altro. Questo diverso schema organizzativo consente a ogni funzione di supportare il cliente interno, seguendo il processo end to end. In totale la direzione legale conta circa 150 professionisti (inclusa la funzione tax). Il sistema di riporti è basato su tre livelli: al vertice vi è l’amministratore delegato, cui riporto in qualità di general counsel. A loro volta riportano a me i responsabili delle aree sopra citate, cui riportano ulteriori sotto-aree (di norma 2/3 per area).

Per quali attività e competenze vi rivolgete alla consulenza esterna?
La direzione legale di Tim è al 90% autonoma. Tutta l’attività relativa alla contrattualistica è ormai completamente internalizzata; chiediamo aiuto ai consulenti esterni solo quando sono coinvolte questioni giuridicamente complesse o nuove. Le tematiche fiscali e inerenti al diritto societario vengono gestite in autonomia rispettivamente dalle squadre tax e corporate. In materia fiscale, peraltro, i legali interni possono difendere gli interessi della società direttamente in giudizio, salvi casi particolarmente delicati che fortunatamente al momento non abbiamo. Chiediamo invece supporto esterno nelle operazioni straordinarie e nelle attività di contenzioso e precontenzioso, di cui – per obbligo di legge – devono occuparsi gli avvocati iscritti all’albo.
 

La versione integrale dell'intervista è consultabile su E-edicola, numero di aprile-maggio 2020 di TopLegal Review.


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