Banking & Finance

Fattori ambientali, centrali nel rapporto con le banche

Le imprese che non saranno pronte rischieranno di perdere posizioni di mercato per una maggiore esposizione ai rischi Esg. Lo spiega Pierpaolo Mastromarini, partner di Bird & Bird

05-05-2023

Fattori ambientali, centrali nel rapporto con le banche

 

Il ruolo della finanza e degli operatori finanziari si incrociano sempre più spesso nel processo di raggiungimento della transizione climatica. I fattori ambientali hanno acquisito una maggiore centralità nella relazione con le banche per via di un loro possibile impatto sul rischio creditizio. Un semaforo rosso potrebbere pregiudicare l’accesso ai finanziamenti. «Se da un lato assume fondamentale importanza il pieno coinvolgimento del sistema finanziario e le regole che a esso si applicano per introdurre un trattamento prudenziale per le attività esposte ai fattori Esg, nonché per consentire la raccolta dei dati attinenti le esposizioni presenti nel portafoglio di investimento, il cosiddetto banking book, dall’altro occorre evitare che tali requisiti diventino un unico metodo di indirizzo delle decisioni industriali» spiega a TopLegal Pierpaolo Mastromarini, partner di Bird & Bird

Le banche saranno obbligate a pubblicare nel 2023 i dati che riassumono l’ammontare dell’esposizioni verso settori che contribuiscono maggiormente al cambiamento climatico e verso le prime venti controparti carbon-intensive (rapporto tra emissioni climalteranti e fatturato) nell’ambito dei processi del credito. Dal 2024, gli istituti necessiteranno di ulteriori informazioni dalle controparti nelle loro dichiarazioni, come richiesto dalla direttiva Nfrd (Non financial reporting directive) e dalla direttiva Csrd (Corporate sustainability reporting directive).

Di recente, il legislatore europeo ha confermato un chiaro indirizzo e una forte collaborazione reciproca per attuare queste importanti modifiche del quadro regolamentare. «Le controparti che più velocemente integreranno correttamente i fattori Esg nei loro processi di investimento e nelle decisioni creditizie avranno senz’altro un vantaggio competitivo nel cogliere le opportunità offerte dalla transizione» prosegue Mastromarini. «Diversamente, quelli che non si faranno trovare sufficientemente pronti rischieranno di perdere posizioni di mercato, trovandosi infine maggiormente esposti ai rischi Esg. In tutto questo, diventerà fondamentale comprendere quale sarà la modalità per discernere nei vari settori economici quali siano le controparti e i progetti maggiormente esposti ai rischi climatici e alla mancata diversificazione verso la transizione energetica».

L’integrazione dei criteri Esg nelle decisioni del credito presenta, tuttavia, elementi di complessità. A partire dalla pianificazione, da prassi commerciali e processi di erogazione e dalla redazione della documentazione finanziaria. «In questo contesto, diviene sempre più accentuata la necessità da parte degli istituti finanziari ma anche dei prenditori dei finanziamenti di essere assistiti da professionisti che siano in grado di guidarli verso il rispetto di tali dettati normativi, nonché di gestire e negoziare la documentazione finanziaria in modo che non si discosti dai precedenti di mercato allineati ai principi di tassonomia europea» conclude Mastromarini.


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