Kpmg – in collaborazione con TopLegal - ha approfondito il tema della compliance aziendale e fiscale durante il Compliance Day, che si è tenuto lo scorso 18 ottobre presso il Four Seasons Hotel di Milano, con la partecipazione di una vasta community di manager che ha riflettuto sulle sfide che i professionisti della funzione devono affrontare per gestire la complessità della compliance aziendale.
Le tavole rotonde della giornata sono state due: la prima, dal titolo “Compliance Fiscale e il Tax Control Framework” e moderata da Luca Nobile, Executive Senior Advisor di Studio Associato (KPMG), ha visto intervenire Stefano Ceccacci, Head of Group Tax Affairs ed Executive Vice President di UniCredit, Bruno Ferroni, Direttore Fiscale di Ferrero e docente dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e Ivan Vacca, Condirettore Generale e Direttore Area Fiscale di Assonime.
La seconda, intitolata “Compliance Aziendale e le implicazioni della 231 e privacy anticorruzione” (in foto i relatori) e moderata da Pier Mario Barzaghi, Partner Advisory di Studio Associato (KPMG), ha visto intervenire Francesco Albieri, Direttore Internal Audit e Compliance di Salini Impregilo, Claudia Costa, Senior Legal Counsel e Corporate Insurance Manager di De' Longhi e Vice President, ANRA - Associazione Nazionale Risk Managers & Responsabili Assicurativi, Renzo Fubini, Direttore Corporate Internal Audit e Compliance di Menarini Group, Alessandro Nespoli, Chief Compliance & Internal Audit Officer di Prysmian.
Ad aprire i lavori di entrambi i panel la presentazione dei risultati della ricerca condotta dal Centro Studi di TopLegal. L’indagine ha fornito spunti di discussione su posizionamento organizzativo, dimensionamento e competenze della funzione compliance all’interno delle aziende italiane, evidenziandone la crescita. In particolare il 60% del campione intervistato ha confermato la presenza di una figura responsabile della compliance, una percentuale ben maggiore di quella rilevata dall’osservatorio di TopLegal nel 2013, quando alla stessa domanda rispose in maniera affermativa circa un terzo delle aziende intervistate.
Sul piano fiscale il panel ha sottolineato l’importanza dell’introduzione del regime di adempimento collaborativo, istituito con il decreto legislativo 5 agosto 2015, n. 128. Tale istituto, ribattezzato anche con la formula di “cooperative compliance”, è nato con l’obiettivo di superare la logica di contrapposizione tra fisco e imprese, mirando a un aumento del livello di certezza sulle questioni fiscali rilevanti, e viene perseguito tramite l’interlocuzione costante e preventiva con il contribuente su elementi di fatto, ivi inclusa l’anticipazione del controllo, finalizzata ad una comune valutazione delle situazioni suscettibili di generare rischi fiscali. I relatori hanno portato alla platea le precedenti positive esperienze di Irlanda e Gran Bretagna, in cui tale regime pur determinando un costo importante, ha portato la litigiosità verso lo zero.
Il panel sulla compliance aziendale ha invece canalizzato gli spunti della prima tavola per affrontare gli aspetti ineludibili della cultura e della governance aziendale. Le dinamiche di interrelazione tra le funzioni sono elementi critici che passano attraverso la definizione delle responsabilità e dei mandati interni, un argomento non sempre al centro dell’attenzione dei vertici aziendali. Diventa invece fondamentale oggi cogliere l’opportunità della compliance non come costo ma come investimento, con l’obiettivo di limitare i rischi e differenziarsi sul mercato. Si tratta di un tema che va in sinergia con il risk management e l’internal audit, ma è trasversale all’intera azienda, e dal panel è emersa un interessante metafora con il mondo calcistico: la compliance è come “il centrocampista davanti alla difesa”, una funzione di interdizione per prevenire rischi e complicazioni da parte della squadra avversaria e con pieno senso geometrico del gioco, per permettere al business di orchestrare e dipanarsi con slancio. Ma la funzione di compliance, da parte integrante e proattiva del processo aziendale, può viceversa diventare anche una consistente leva di marketing: il rafforzamento del sistema dei controlli interni rappresenta una garanzia di credibilità nei confronti degli stakeholder e aiuta a rafforzare gli asset reputazionali dell’azienda.
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