La riforma del diritto penale tributario e, in particolar modo, l’introduzione dei reati tributari che includono la responsabilità dell’ente ai sensi del Decreto legislativo n. 231/2001, hanno posto un’ulteriore e significativa sfida per le imprese nell’ambito della gestione della fiscalità aziendale. Se n’è parlato a un recente webinar organizzato dagli studi Perroni e Associati e Leo e Associati in collaborazione con TopLegal.
Partendo da un’analisi della casistica più ricorrente in tema di violazioni fiscali, l’incontro è stata un’occasione di riflessione e approfondimento con gli esperti del settore su alcuni spunti operativo-metodologici per l’implementazione di un sistema interno di governo del rischio fiscale che sia conforme agli obblighi normativi e funzionale alla prevenzione di situazioni patologiche.
Hanno partecipato come relatori al webinar Maurizio Leo, founding partner di Leo Associati, Giorgio Perroni, founding e managing partner di Perroni e Associati, Annibale Dodero, partner di Leo Associati, Antonio Tangorra, associate dello studio Leo Associati, e Fabrizio De Simone, specialist dello studio Leo Associati.
All’interno dell’ampia evoluzione della materia penale tributaria in Italia, Leo ha ricordato l'impatto del più recente intervento legislativo del 2020 a seguito della direttiva comunitaria Pif (Protezione interessi finanziari). Le nuove norme hanno ampliato infatti sia la sfera di applicazione delle disposizioni ai casi del tentativo per i reati fiscali che presentano l’elemento della transnazionalità, per imposte superiori a 10 milioni di euro, sia il catalogo dei reati tributari, per i quali è considerata responsabile anche la società.
In questo contesto, il legislatore negli ultimi anni ― ha ricordato Giorgio Perroni ― ha imboccato la strada di una politica di contrasto all’evasione fiscale che individua nella confisca e nel sequestro un irrinunciabile strumento di azione, potenziato questi istituti come misura di aggressione, prevedendo cinque ipotesi di confisca. Particolare attenzione è stata posta da Perroni, inoltre, al tema delle diverse misure ablatorie previste dall’ordinamento giuridico, mettendone in luce l’ambito e i limiti di operatività, nonché sulle peculiari condizioni di accesso al rito premiale del patteggiamento.
De Simone, invece, si è soffermato sull’importanza della corretta gestione dei processi nell'ambito della compliance integrata. L'utilizzo di strumenti per la digitalizzazione, anche in ottica 231, può essere una strategia efficace per migliorare l’efficienza complessiva dell’operatività e del controllo nei sistemi aziendali di prevenzione dei reati, a partire, per esempio, dalla costruzione dei data base aziendali.
Per le grandi aziende, come sottolineato da Dodero, dal 2015 è disponibile anche lo strumento della cooperative compliance per la gestione del rischio fiscale. L'adozione del regime di adempimento collaborativo è una strada scelta fino a oggi da oltre una quarantina di grandi imprese per la tax compliance e prevenire i possibili danni a livello economico, penale e reputazionale, che in Italia restano alti data la complessità del sistema e l’elevato numero di norme, che spesso cambiano con l’orientamento politico.
Tangorra, infine, ha approfondito i sistemi di controllo nel ciclo passivo della fatturazione, dove è fondamentale ai fini difensivi dimostrare un comportamento dell’azienda oculato e corretto nella gestione delle relazioni con la catena di fornitori.
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