di Valentina Magri e Claudia Ridolfo
L’European Patent Office ha rilevato che circa il 10% dei brevetti è prodotto dalle università e dagli enti di ricerca. Le grandi imprese producono ogni anno il 70% dei brevetti europei; il restante 20% è prodotto dalle piccole e medie imprese. Negli ultimi anni c’è stato in Italia un forte impulso alla strutturazione di technology transfer office all’interno degli enti di ricerca. Questi uffici hanno tipicamente tre funzioni: promuovere il deposito di brevetti, promuovere la creazione di spin-off e promuovere i rapporti tra enti di ricerca e aziende. «Questo impulso nasce da uno stato di fatto che occorre invertire. Nel panorama mondiale ed europeo l’Italia soffre di un ritardo strutturale: pur essendo la settima Nazione al mondo per produzione scientifica, risulta solo sesta in Europa per creazione di startup e settima per la produzione di brevetti», spiega Alberto Cesare Luigi Redaelli, co-responsabile scientifico dell’Osservatorio Life Sciences Innovation del Politecnico di Milano. Il tema sarà approfondito martedì 19 marzo a Milano presso l’hotel Milano Scala al primo Life Sciences Forum di TopLegal. All’evento parteciperanno figure legali e di business di importanti aziende farmaceutiche e di medical device, medtech, biotech, fondi di investimento. Il Life Sciences Forum sarà sostenuto dai media partner AboutPharma e Italia Economy. Tra i relatori Alberto Cesare Luigi Redaelli.
Parteciperanno all’evento esponenti di: Air Liquide, Angelini Pharma, AXA, Bausch & Lomb, bioMérieux, Cerba HealthCare, Coloplast S.p.A., Diasorin, Eurizon Capital Real Asset SGR, Fatebenefratelli, Fondazione Italiana Diabete ETS, Fondazione UNIMI, Istituto Italiano di Tecnologia, Italfarmaco, Novastudia, Optimum Asset Management, Pharma & Biotech Advisors srl, Pierre Fabre Italy, Riocath IP a.s, Syneos Health, Ultragenyx, UniCredit, Zambon.
L’università svolge quindi un ruolo importante nell’ambito dell’innovazione con un doppio ruolo: da un lato si occupa di ricerca blue sky, grazie a fondi prevalentemente pubblici o di fondazioni, con un conseguente forte potenziale disruptive, tipicamente associato alla creazione di spin-off ad alto contenuto tecnologico. Dall’altro, lavora su temi di ricerca commissionate dalle aziende in quanto nella mission dell’università c’è il tema della promozione dell’innovazione e del territorio, nell’interesse del sistema paese. In questo caso i contratti son articolati così da tutelare la proprietà intellettuale delle aziende stesse, a fronte di un riconoscimento specifico di immagine ed economico agli inventori dell’università e all’università stessa. «Queste ricerche possono essere sia a basso sia ad alto Technology Readiness Level (TRL), ovviamente con operatività differenti. Ricerche a basso TRL richiedono strategie a lungo termine e spesso includono la creazione di spazi di ricerca congiunti pubblico-privato. Le ricerche ad alto TRL spesso si basano sulle competenze verticale ad alto valore aggiunto offerte dal personale di ricerca dell’università», afferma Redaelli.
Tra gli ambiti di ricerca, il settore life sciences rappresenta il settore più attivo a livello europeo, superiore anche al settore informatico. «Al Politecnico di Milano circa il 30% dei ricercatori sta investendo significativamente nell’ambito life science, della longevità e del benessere, un settore che complessivamente è considerato altamente strategico a livello europeo con applicazioni che spaziano da dispositivi innovativi per verificare potenziale tossicità dei farmaci in vitro senza l’impiego di animali, ai digital twin del paziente ad algoritmi di machine learning per l’analisi di banche di dati estese ed eterogenee», conclude Redaelli.