di Valentina Magri e Claudia Ridolfo
Secondo il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Ipcc) e l'Agenzia Internazionale dell'Energia (Iea) il raggiungimento della neutralità carbonica deve passare da una profonda trasformazione delle aziende produttrici di energia. Su questo solco, Eni ha intrapreso un percorso di evoluzione dei business che gli consentirà di raggiungere l’obiettivo Net Zero entro il 2050. «Per noi Net Zero significa puntare al raggiungimento della neutralità carbonica dei processi e dei prodotti. Abbiamo fissato i nostri traguardi progressivi per arrivare all’azzeramento delle emissioni nette delle attività esplorative al 2030 e di tutta Eni al 2035, raggiungendo il Net Zero al 2050 di tutte le emissioni Ghg (Greenhouse Gas)», spiega a TopLegal Alessandro Sabbini, responsabile rapporti istituzionali centrali Eni e responsabile rapporti istituzionali di Enilive. Il tema della transizione energetica sarà approfondito mercoledì 6 marzo 2024 all’interno del primo Energy Forum di TopLegal, nella prestigiosa cornice della Biblioteca della Camera dei Deputati di Roma. L’evento è sostenuto dal main partner Elettricità Futura e supportato da Anie Rinnovabili, dal sustainability partner Up2You e dal media partner AffarItaliani. Tra i relatori ci sarà anche Alessandro Sabbini.
I biocarburanti hanno un ruolo strategico nella transizione energetica: sono ricavati dalla lavorazione di materie prime di origine biogenica, prevalentemente scarti organici quali oli da cottura e grassi animali, e residui provenienti dall’industria agroalimentare. «Questa lavorazione viene effettuata attraverso la tecnologia proprietaria Ecofining™, sviluppata con Honeywell-UOP, utilizzata nelle bioraffinerie di Venezia Porto Marghera e Gela, come anche nella bioraffineria Sbr di Chalmette (Usa), gestita da Enilive in joint venture con Pbf Energy. Nelle bioraffinerie Enilive otteniamo il biocarburante idrogenato HVO (Hydrotreated Vegetable Oil), distribuito in purezza nelle nostre stazioni di servizio con il nome commerciale HVOlution», racconta Sabbini.
Alla decarbonizzazione potrebbe contribuire l’idrogeno. L’idrogeno in raffineria e bioraffineria viene utilizzato direttamente nei processi produttivi e prodotto principalmente attraverso una tecnologia a oggi consolidata nell’industria, che è lo Steam Methane Reforming (Smr). «L’idrogeno low-carbon e cioè blu o verde, inoltre, rappresenta una soluzione alla decarbonizzazione di settori industriali altamente energivori e con emissioni di processo difficili da abbattere (i cosiddetti hard-to-abate), laddove l’elettrificazione non rappresenta un’opzione attualmente percorribile o risolutiva», dichiara Sabbini.
Nel medio termine anche l'idrogeno è un’interessante opzione per la mobilità sostenibile, in particolare per i settori dei trasporti difficili da decarbonizzare, come il trasporto stradale pesante e a lungo raggio. Nel lungo termine, potrebbe anche trovare impiego nel settore della mobilità marittima. Tuttavia, lo sviluppo dei trasporti basato sull'idrogeno in Europa è limitato dagli elevati costi di produzione e distribuzione, oltre alla mancanza di infrastrutture adeguate. «In considerazione di queste prospettive, abbiamo realizzato una prima stazione di rifornimento di idrogeno a Mestre. Inoltre, Eni ha partecipato con successo a tre bandi Pnrr per realizzare stazioni a idrogeno in tre città: a Venezia nell’ambito del trasporto pubblico e del rifornimento privato; a San Donato Milanese per il trasporto privato, sia pesante che leggero; e a Taranto, per il trasporto pesante e leggero legato al porto e all’area industriale», conclude Sabbini.
