La crisi finanziaria del 2008, il venir meno dell'assioma per cui le banche non falliscono, i vincoli imposti da Basilea 3 e la crisi di liquidità che ne è derivata. Sono tutti ingredienti che hanno contribuito a ridelineare i contorni del settore banking & finance e del lavoro dei professionisti specializzati. La virata dagli equity capital markets (Ecm) ai debt capital markets (Dcm), il restructuring finance e l’apertura di nuovi mercati dei capitali hanno tenuto banco nel 2012. Mentre, il rifinanziamento del debito in scadenza potrebbe essere il tema caldo dei prossimi mesi. Agli studi il compito di strutturarsi per rispondere a questi nuovi equilibri. Nel numero di marzo, TopLegal ha scattato una fotografia del mercato e delle scelte percorse da alcuni dei suoi principali protagonisti.
Una volta esaurito il filone delle ricapitalizzazioni bancarie finalizzate al rispetto dei parametri di Basilea 3, il mercato dell'equity è diventato sempre meno frizzante. Sul fronte Ipo, si registra una sostanziale stasi, con pochissime operazioni in cantiere: Moleskine (che vede in campo Clifford Chance per la società, Grimaldi per Mediobanca e White & Case per le banche underwriter) è probabilmente quella allo stadio più avanzato, avendo ottenuto lo scorso gennaio da Borsa italiana il giudizio di ammissibilità alla quotazione. Sul fronte dei finanziamenti, le banche sono diventate sempre più attente all'allocazione delle risorse, iniziando a tirare i remi in barca al credito. Certo, non si può dire che il credito bancario si sia estinto: un esempio su tutti è il maxi finanziamento da 9 miliardi di euro concesso a Snam (Orrick e Allen & Overy gli advisor dell'operazione, rispettivamente lato società e lato banche). D’altro canto, però, la stretta ai rubinetti creditizi è stata imponente e ha condotto l’intero sistema Paese alla ricerca di una strada per riportare risorse alle imprese e alle grandi opere infrastrutturali.
A giudicare dai venti soffiati nel corso del 2012 e nei primi mesi del 2013 (il problema della liquidità è tutt’altro che alle spalle per il mondo del credito), la risposta più efficace è stata individuata in una sorta di disintermediazione bancaria, attraverso uno spostamento senza precedenti della raccolta di debito dalle banche al mercato. Non certo con sollecitazioni del risparmio retail. Bensì, andando a rivolgersi ai bondholder più sofisticati. Oggi, grazie al Decreto Crescita, l'apertura di nuovi mercati dei capitali – quello dei project bond e, in primis, quello dei mini bond – ha accelerato questo processo. Con importanti implicazioni per gli studi d'affari.
Un argomento caldissimo con cui i dipartimenti di banking & finance hanno dovuto confrontarsi negli ultimi tempi è quello della convergenza, non solo in termini di expertise, ma anche in termini di prodotto, con la convergenza tra prodotto landing e capital markets, alla ricerca di nuove soluzioni di ingegneria finanziaria. Questo ha comportato importanti cambiamenti anche nella struttura dei dipartimenti. Se alcuni ritengono ancora indispensabile raggiungere il bilanciamento nell’organigramma mantenendo una struttura piramidale; in molti, invece, pensano che lo spazio per le figure junior si vada progressivamente riducendo, a vantaggio di team più snelli caratterizzati però da una maggiore seniority.
Alla luce di queste considerazioni, quali sono quindi gli spostamenti che hanno interessato il settore? Seppur in tempi di vacche magre, qualche lateral nel banking & finance si è registrato. Legance ha preso Marco Gubitosi da Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners, Marzio Ciani da Shearman & Sterling e Francesco Florio da Bonelli Erede Pappalardo. Nctm ha reclutato da Simmons & Simmons Michaela Castelli (a lungo a capo degli affari legali di Borsa Italiana). Gop ha arruolato da Credit Suisse Gaudiana Giusti. Bird & Bird, invece, si è aggiudicato in squadra Luigi Spada che, dopo 18 anni di attività in Consob, ha lasciato la responsabilità dell’ufficio vigilanza e albo intermediari e si è unito, in qualità di senior counsel, allo studio guidato da Massimiliano Mostardini. In linea con le tendenze del mercato, quindi, c'è stato un certo fermento sul fronte capital markets. Inoltre, anche nel banking & finance, al pari degli altri settori, è cresciuta l’attenzione per l’attività anticiclica: regulatory (il quadro normativo è in continua evoluzione e aggiornamento) e compliance in primis (anche se le recenti scosse telluriche che hanno investito Mps hanno evidenziato importanti faglie sistemiche sul fronte compliance).
Infine, analizzando gli spostamenti, balzano agli occhi altri due dati interessanti. In primo luogo, i lateral sono ascrivibili sia a un rimestamento di carte tra studi, sia a valzer tra studi e istituzioni. Consolidare i rapporti di fiducia con banche e authority, d'altronde, non è certo un elemento da sottovalutare nella corsa ai mandati. In secondo luogo, sembrerebbe che a caccia di lateral siano soprattutto le insegne italiane, forse alla ricerca di professionisti con specializzazioni tali da consentire loro di aumentare i margini di competitività rispetto agli studi anglosassoni.
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